sabato 16 giugno 2012

FRANCESCA WOODMAN. some disordered face




Il suo periodo romano è quello che preferisco.
Così lo scorso giugno mi sono recata a Roma, alla libreria Museo del Louvre, per assistere alla mostra dedicata a Francesca Woodman. (Galleria che consiglio di visitare a un pò tutti)
Di fronte alle sue fotografie sono rimasta semplicemente senza parole. È lei. Americana. Morta suicida all’età di 22 anni.
Il primo scatto fu un suo autoritratto, la folta chioma di capelli le nascose quasi per caso il volto. I suoi autoritratti portano con sé quel disagio interiore che lei conosce bene, anche fin troppo, ma che celano un desiderio di custodire la sua adolescenza, la sua spontaneità, la sua purezza. Francesca. E i corpi. Presenti allo scatto, una volta catturata la loro vera essenza, si trasformano in un’immagine onirica. Francesca. Gli oggetti e gli ambienti domestici. Cucine fatiscenti, ambientazioni decadenti, dove gli oggetti assumono la stessa importanza dei corpi. Un’armonia quasi totale. Come se l’oggetto riuscisse a rivelare ciò che il corpo non può fare.
Nella piccola mostra a Roma è venuta fuori una ragazza innamorata. Una Francesca che non avrei immaginato di scoprire. Pensavo di trovare una ragazza timida, chiusa nei confronti della vita e, invece, ho iniziato a leggere lettere e disegni di una Francesca curiosa e vitale. La Francesca che gioca con la propria ombra, che magicamente appare velata di fronte alla finestra, per un momento non c’è. È da qualche altra parte. In qualche altra fotografia. Ma nel frattempo ho continuato ad osservare una ragazza, seduta ad un tavolo, mentre sorseggia una tazza di tea.

2011 - Roma
> articolo per Accade n*2 (2011)