Forse non è un caso che la serie inizi con una delle quattro protagoniste Hannah Horvath, interpretata da Lena Dunham, dove a cena con i propri genitori viene a sapere che il suo mantenimento per una "groovy lifestyle" verrà azzerata dal giorno successivo.
Scrittrice di un libro non ancora completato e staggista non retribuita, la povera tenera Hannah, come succede spesso nella vita reale, si troverà senza lavoro non appena chiederà un piccolo rimborso spese al capo.
A farle compagnia si sviluppano le storie delle sue tre amiche, la prima, amica e coinquilina Marnie, Allison Williams, gentile e un po’ troppo moderata, è in crisi con lo storico ragazzo del college, che non trova il coraggio di lasciare perchè per lei oramai è diventatato un ragazzo repellente, e con cui convive nella stessa casa assieme ad Hannah.
Poi c'è Jessa, Jemima Kirke, la mia preferita dopo Hannah, bohemien disinvolta dove, appena tornata a NY, dopo un periodo trascorso in Europa, farà da babysitter e avrà a che fare con il padre dei bambini in crisi di mezz'età. Infine c'è Shoshanna, interpretata da Zosia Mamet, cugina di Jessa, immatura e con un caricatura da ragazza 14enne piena di colori e di luoghi comuni, alla ricerca del suo primo ragazzo.
Chi pensa che sia il successivo clone di Sex and the City potrebbe anche avere ragione. Molte sono le similitudini e la prima che non passa in osservato per esempio è che la stessa Hannah vorrebbe diventare una scrittrice, ed è convinta di essere la nuova voce dei giovani.
Ma le quattro ragazze di Brooklyn, post college, alle prese con i primi lavori, che vivono in monolocali e che vestono abiti di Zara ed H&M offrono uno specchio generazionale del tutto diverso e più reale da quello che vivevano Carrie, Samantha e compagnia bella.
Chissene frega delle scarpe firmate, dei vestitini di Cavalli, dei mille manhattan bevuti, Girls è ironico, sotto un certo punto di vista grottesco con cornici fatte da ciccia corporea, di droghe bevute con il tea, di aborti, di sesso casuale e di sesso che non eccita, e di infiniti colloqui di lavoro finiti sempre peggio.Ma le quattro ragazze di Brooklyn, post college, alle prese con i primi lavori, che vivono in monolocali e che vestono abiti di Zara ed H&M offrono uno specchio generazionale del tutto diverso e più reale da quello che vivevano Carrie, Samantha e compagnia bella.
viva la vita reale.
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